Stadio Olimpico Roma
Gesticola, sbuffa, frugatra le carte, replica agitato e alla fine conclude in italiano: «Avete capito?». Domanda: qual era l'argomento su cui Luis Enrique era sollecitato? Indovinato: Francesco Totti. Ovvero, il tormentone sui cui è stato crocifisso negli ultimi dieci giorni, da quando cioè la Roma è stata eliminata dall'Europa League, spaccandosi poi sul ruolo del capitano nel nuovo corso giallorosso. Certo, rispetto al dopo Slovan, Luis Enrique ha avuto un atteggiamento meno da macho e più attento alla storia del numero dieci, ma sui concetti base ovviamente non vuole tornare indietro: «Voglio poter decidere io, anche se so di poter sbagliare nelle scelte». Nessun problema «Alla Roma c'è stato un cambiamento radicale — dice lo spagnolo — ma sono contento di tutti, compreso Francesco, ho stima di lui. Non ho discusso né ho problemi con nessuno, però non posso controllare tutto quello che succede fuori da Trigona, mi concentro solo quello che succede dentro e sull'avversario di turno, in questo caso il Cagliari, che è pericoloso con Conti, Cossu, Nenè, Nainggolan e su come agisce in contropiede. Totti non può essere normale perché è un giocatore che ha segnato 207 gol, è speciale, unico in tutto quello che fa. Poi resta il fatto che io devo decidere. Lui è il giocatore che ha fatto e che è la storia della Roma, ma io mi riservo la possibilità di sostituirlo. Poi posso sbagliare o meno, spero di farlo il meno possibile».
Cercando giustamente di motivare il fatto di essere fra i primi tre ingaggi della serie A (testa a testa con Allegri e Conte), lo spagnolo è ormai maestro di pretattica, non dando neppure la lista dei convocati. «Posso scegliere fra il 100% della rosa e sono molto soddisfatto di come abbiamo lavorato. Il rinvio del campionato ci è stato utile, anche se cominciare in casa o fuori è lo stesso. Abbiamo fatto un salto di qualità, rinforzando il gruppo con il mercato. Per me è fondamentale la concorrenza e la voglia di lavorare, vedremo quanto tempo servirà ai nuovi per ambientarsi. Non so se saremo da primi posti, dipende da come si svilupperà la squadra, ma sono ottimista. Di sicuro, però, dobbiamo migliorare in fase di finalizzazione. Creiamo molto, ma siamo poco precisi sotto porta. Abbiamo troppo fretta».Anche sulle posizioni dei titolari lo spagnolo alza un velo. «De Rossi? Può giocare sia davanti alla difesa che da intermedio, così come Cassetti sa fare l'esterno e il centrale (da non escludere, ndr). Borriello? Volevo che rimanesse, ho tante opzioni avanti. Spero che la rosa cosi grande non sia un problema e che tutti si comportino con professionalità». Da segnalare, poi, c'è che Luis Enrique non teme complotti dei «poteri forti». «Sono preoccupato solo per l'aspetto calcistico. L'Olimpico? Spero che finisca in modo diverso rispetto allo Slovan. Ma ciò che faccio quando le cose vanno bene è continuare a lavorare, se vanno male lavoro ancora di più. È la mia filosofia. È un torneo livellato, anche se il Milan parte davanti. Spero che di guadagnare punti nei pronostici». Oggi potrebbe essere il giorno giusto.
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